IL TROPPO BENESSERE

La sazietà e gli affanni

nacquero  dall’abbondanza. (Aristotele)

Abbondanza di parole, di cibo, di cose,

di amore, di desideri, di piaceri: la nostra società

ci presenta l’abbondanza come l’ideale assoluto.

Il sogno paradisiaco. (Jean Guitton, filosofo e saggista francese)

Il consumismo è una trappola

che sta distruggendo un sacco di valori

l’esaltazione delle cose, delle cose inutili,

è una droga di prim’ordine.

Poi la competitività. Ti spingono sempre

ad essere il migliore, ad essere il primo

nel lavoro, in ufficio, a scuola.

Questo consuma i nervi e ti crea ansietà,

ti rende impossibile la vita.

E poi c’è l’alcool, tu puoi bere dove vuoi,

quanto vuoi, e tutti ti incoraggiano a bere:

ti senti invitato al cognac, al whisky,

al brandy che crea un atmosfera.

Si sa benissimo quanto male faccia. (T. Bosco)

I ragazzi di Don Bosco dovevano allora

essere liberati dalla miseria che abbrutisce,

i ragazzi di oggi, invece vanno liberati dall’opulenza

che appiattisce e intristisce. (Enzo Bianco, pubblicista)

Non cessando di desiderare beni materiali, di battersi per ottenerli,

di sforzarsi per goderne, l’uomo finisce per mettersi progressivamente

nell’incapacità radicale di dare altro scopo alla sua vita.   (M. Quoist)

L’abbondanza ha, purtroppo,  un affetto ulteriore:

riesce progressivamente a  ottundere  la coscienza,

a spegnere gli aneliti,  a smorzare  il rimorso. (G. Ravasi)

Primo: disprezzare il danaro
Che cos’è l’avarizia?
È un continuo vivere in povertà,
per paura della povertà.
(San Bernardo)
Quale spregevole cosa è l’uomo
che non sa elevarsi
sopra le cose umane. (Seneca)

Primo: disprezzare il danaro
Che cos’è l’avarizia?È un continuo vivere in povertà,per paura della povertà.(San Bernardo)
Quale spregevole cosa è l’uomoche non sa elevarsisopra le cose umane. (Seneca)

A un uomo gretto non conviene la ricchezza,

a che servono gli averi?

con i suoi beni faran festa gli altri.

(S. S. Sir 14, 3-4)

Ho conosciuto un vecchio

ricco, ma avaro a un punto tale

che guarda li quatrini ne lo specchio

pe’ vède raddoppiato er capitale.

Allora dice: – Quelli li do via

perché ce faccio la beneficenza;

ma questi me li tengo pe’ prudenza … -

E li ripone ne la scrivania.

(Trilussa, poeta romanesco)